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Nel silenzio di un'anima che non esiste

  • Immagine del redattore: francescopetronzio
    francescopetronzio
  • 27 mar 2021
  • Tempo di lettura: 2 min


Cinque anni fa mi trovai in un teatro vuoto e silenzioso: sul palco appoggiammo un cavalletto che reggeva una tela, coperta da un lenzuolo bianco. Dietro il velo c’era il ritratto di una donna, che si chiama Laetitia Bertrand, il personaggio a cui sono legato di più fra tutti quelli che ho creato. Non è un alter ego, e neanche una fedele personificazione, nacque da un viso che avevo incontrato diverse volte, e che decisi di cristallizzare per sempre e associare a me.


Era il piccolo Teatro San Matteo, situato nel centro storico di Piacenza, nel cui silenzio si amplificava ogni sussurro e ogni gesto.

Quel vuoto era colmato dalla storia di una ragazza che non si conosceva, abituata a vivere di volta in volta le vite dei suoi personaggi, senza mai staccarsene, una ragazza che non esisteva, se non all’interno del suo grande teatro senza sipario. Ma ci sono sensazioni che richiedono di essere percepite da un cuore umano, vero, da una personalità unica, caratterizzante: Laetitia Bertrand non conosceva il suo cuore, la sua mente, le sue passioni, i suoi sentimenti, e quando una luce si accese ad attivarle il sentimento più umano la sua vita si fermò, perché da quella lunga pellicola stava nascendo una donna che non era mai esistita.


L’amore scatta dal riconoscersi delle Autocoscienze, di cui scrisse Hegel, e su cui ho scritto anch’io in un recente saggio-romanzo che non ho pubblicato. Non nasce dal nulla, non si spegne nel nulla, e non scatta a seconda della volontà: così accadde alla ragazza del romanzo, che non poteva volere un sentimento che non sapeva di poter provare, ma che si attivò all’improvviso fuori dal suo controllo.


La storia poi prosegue, e non voglio qui stenderne una sinossi né promuoverlo con della propaganda spicciola, ma neanche spoilerare a chi, non spinto dal mio non-invito, desiderasse leggerla interamente (se fai parte di questi, in questo sito trovi tutte le informazioni a riguardo): dirò solo che il titolo che scelsi per quel romanzo è Spettacolo, perché il teatro era tutta la vita di Laetitia Bertrand, croce e delizia, diremmo oggi per trarne una sintesi molto tirata, la causa del suo successo e della sua rovina.


Perciò ho deciso di ricordare questo personaggio che amo profondamente in questo giorno in cui ricorre la Giornata Mondiale del Teatro, nell’anno in cui troppi attori “veri” (anche se Laetitia Bertrand finta non la è per niente) sono costretti a quella vacuità e a quel silenzio cui mai l’arte dovrebbe essere destinata, perché zittire l’arte, in qualunque sua forma, è come costringere a non vivere, è affamare l’anima fino a farla morire di stenti, perché l’anima si nutre di arti e di sentimenti. E l’anima di Laetitia Bertrand era forse troppo fragile per nutrirsi di tutto ciò.

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