Il principio della stella
- francescopetronzio
- 1 ott 2016
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 2 apr 2021
Sembrava che quella serata non conoscesse la fine. In realtà, tutte quelle serate passate nei buî sotterranei di quel teatro oramai logorato dagli anni e dai tintinnii dei passi che rimbombavano dal palco fin dietro e sotto le quinte, non conoscevano tempo, anzi, quasi lo fermavano per concedersi impagabili momenti di relax e di interminabili frivolezze.
La vita passava per loro senza che se ne accorgessero, privandoli di qualsivoglia attimo di infelicità o noia. Egli la teneva stretta a sé, per ripararla dal freddo e da ogni motivo di sentirsi a disagio o fuori posto, annullando ogni distanza fra la bellezza di lei e il proprio sguardo incantato, appagato e libero da ogni altro desiderio. La giovane Laetitia si rannicchiava su sé stessa, sopra quel vecchio tavolo che odorava di legno umido, lasciandosi abbracciare dal suo ragazzo, oramai uomo.
Muto era lo spettacolo del silenzio, in quello che è, più che ogn'altro luogo, la casa della parola. Di quell'abitudine consueta restavano solo gli sguardi, il migliore fra i linguaggi non verbali. La giovane Laetitia si era da poco unita alla compagnia: ella, timida fuori tanto quanto non lo fosse sul palco, non si staccava mai da quelle braccia calde, per paura di cadere giù dal filo sospeso su cui incedeva in equilibrio precario. Solo lì si sentiva al sicuro.
Non sapeva, e forse nessuno avrebbe mai immaginato, che un giorno la timida ragazza che era in lei si sarebbe trasformata in Laetitia Bertrand, la stella.
Ammassi rarefatti di gas e polveri: ecco cosa sono le nebulose. Queste danno vita ad una stella. È così che nasce, effettivamente, una stella. Lei però non era una stella come tutte le altre. Quella stella aveva deciso di nascere vicino agli uomini, in modo che potessero ammirare perfettamente la sua bellezza disarmante. Camminava fra gli altri, si comportava come loro, ma ella non era una di loro. La giovane Laetitia non era una stella: lei era la stella; e quegli anni di giovinezza e spensieratezza ne costituirono il principio.
Quel carattere così timido e timoroso si sciolse tutt’altro che gradualmente quando la giovane Laetitia scoprì che la nebulosa stava per trasformarsi in stella. Quella sera salì sul palco. Il piccolo teatro era pieno per metà, e per metà vuoto: non erano molte le persone interessate agli spettacoli di un piccolo palcoscenico di periferia, sconosciuto ai più. Laetitia, però, quella sera credeva di essere all’Opéra in una delle serate più importanti e seguite. Il pubblico non esisteva più, le pareti non erano più degli odiosi limiti spaziali alla sua creatività e alla sua immaginazione. Non esisteva più neanche Laetitia. C’era solo il personaggio, niente di più, niente di meno.
Fu da quella famosa sera che la vita della giovane Laetitia Bertrand iniziò a cambiare senza un controllo consapevole. Dopo lo spettacolo, un uomo, il quale aveva assistito alla rappresentazione dalla prima fila, le si avvicinò per complimentarsi. Non era uno spettatore qualunque, bensì il direttore del Théâtre du Châtelet, celebre in tutta la Ville lumière. Quell’uomo le offrì, senza pensarci due volte, un posto nella sua compagnia.
Fu così che Laetitia abbandonò quella che per lei era una famiglia per entrare a far parte della compagnia del Théâtre du Chatelet, attraverso cui avrebbe avuto sicuramente maggiore visibilità e maggior successo. Ella ballava, cantava e recitava; si muoveva sul palco leggiadra come una foglia al vento, soave come una brezza che, senza avvisare e senza far rumore, penetra nel cuore per non uscirne più.
Scalza e in punta di piedi Laetitia, terminato lo spettacolo, percorse tutta la superficie lignea di quel grande palcoscenico, e poi andò a sedersi sul bordo del palco, al confine con la platea. Il teatro era deserto, non una mosca sorvolava il silenzio che si udiva in quell'enorme sala rossa. Ma da quella quiete così profonda Laetitia era infastidita, frastornata. Dopo il successo, la solitudine; dopo l'apoteosi, il baratro. Quante serate passate nelle stanze sotterranee di quel piccolo teatro di periferia, gli scherzi, le battute, le braccia forti di quell'uomo... tutto ciò adesso le mancava tremendamente. Quella piattezza noiosa e avvilente stava incominciando a pesarle.
"Traditrice": è con questa accusa che i suoi amici le diedero l'ultimo saluto prima dell'abbandono nell'oblio più cupo e grigio. Da quel momento, più nessuna notizia. Anche quelle braccia forti si sono aperte e l'hanno lasciata andare. Col passare dei mesi la giovane Laetitia diventava sempre più stella e sempre meno nebulosa; sempre meno bruco e sempre più farfalla. Laetitia Bertrand combatteva l'insicurezza psicologica con un metodo nuovo di recitare. Anzi, di vivere. Una pellicola cinematografica: ecco cos'era diventata la vita di Laetitia. Tanti fotogrammi accostati uno dopo l'altro; tanti quante erano le parti che ella inscenava di volta in volta. Ogni personaggio era un fotogramma, e ogni fotogramma era la rappresentazione di un preciso periodo della sua vita. La sua identità oramai non aveva più importanza: da attrice ella era diventata lo spettacolo.
Non raramente si lasciava corteggiare da uomini che all’incrociare il suo sguardo si trasformavano in galantuomini, per poi essere relegati a mero piacere fisico, appagante per il corpo quanto caduco ed effimero per l’anima e deleterio per la psiche. È così che Laetitia Bertrand, abbandonata da tutti, combatteva la solitudine, e riempiva lo spazio, la voragine, il vuoto, l’infinita vacuità della sua sfera emotiva e interpersonale. Non perdeva mai la sua caratterizzante eleganza, il suo fascino e la sua raffinatezza: mai volgare nonostante le proprie abitudini imprescindibili. Ella, in effetti, colmava le mancanze dell’anima con l’estasi totalizzante del corpo. Tamponava le proprie ansie, ma senza mai veramente distruggerle. Il principio della stella si era concluso: la stella era nata. Non vi è stella senza un lato buio, e queste sue abitudini costituivano il suo lato buio. Dall’altra parte, però, visibile a tutti, vi era il lato luminoso, splendente. Laetitia era la ragione per cui la gente frequentava il teatro: appunto, ella era lo spettacolo, e nessuno resisteva all’idea di non vederla recitare.
Laetitia Bertrand era, a seconda dei periodi, un personaggio. L’interpretazione di questo per lei era non una messa in scena, bensì la sua vita. Ella si sentiva, fortemente e inevitabilmente, il personaggio che interpretava. E quindi, fin dall’inizio della preparazione dello spettacolo e fino all’ultima riproduzione di questo, ella non era Laetitia Bertrand. Perché Laetitia Bertrand, probabilmente, non esisteva.

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